mercoledì 13 gennaio 2010

A Single Man - Tom Ford



Los Angeles, 1962. George Falconer è un professore inglese cinquantenne che insegna letteratura in una piccola università. E’ un uomo solo dopo che ha perso in un incidente il compagno amato da sedici anni. Straziato dal dolore provocato dal lutto ha intenzione di porre fine a questo tormento togliendosi la vita con un colpo di pistola. Ha deciso di morire e vuole farlo senza lasciare nulla al caso, preparando coscientemente ogni minimo dettaglio: le scarpe lucide, il vestito perfettamente piegato, la cravatta (con tanto di nodo Windsore), i gemelli. Sarà però grazie a Charley, una vecchia amica delusa e disillusa, e Kenny, uno studente disponibile e sensibile, che trova un senso per continuare la sua esistenza ritornando a dare importanza a quei momenti della vita apparentemente insignificanti.
Esordio alla regia di Tom Ford, stilista statunitense che ha rilanciato le case di moda Gucci, che adatta per il grande schermo il romanzo Un uomo solo di Christopher Isherwood, vero pilastro della cultura queer.  Siamo all’apice della crisi missilistica di Cuba ma la “guerra fredda” che ossessionava gli americani negli anni Sessanta rimane sullo sfondo, regalandoci così una narrazione universale sull’amore interrotto e sull’isolamento della condizione umana.  Il professore è interpretato da un sorprendente Colin Firth (premiato a Venezia con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile) capace di sostenere con straordinaria forza la stanchezza di vivere e il vuoto malinconico dell’uomo, un dolore incessante nel quale il ricordo dell’amato continua a riaffiorare. Ford porta dietro la macchina da presa (inevitabilmente) tutta la sua esperienza, regalandoci un cinema che si fonda su un’attenzione maniacale per gli oggetti, i colori, gli spazi, i suoni. Ogni inquadratura prende forma attraverso una costruzione formale impeccabile: tutto è pensato fino all’ultimo dettaglio, così preciso, sempre al posto giusto, forse troppo. A Single Man è un film perfezionista, di un’eleganza patinata che può richiamare il gusto pubblicitario; ma ogni elemento va al di là dell’esteriorità superficiale, ogni oggetto è una traccia, un indizio che porta su di sé un segno indelebile della vita di chi lo circonda.

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